“La vita è un labirinto in cui è impossibile entrare”
(F. Kafka)
(F. Kafka)
C’è una finestra nella mia casa tutta muri. È chiusa da sbarre indistruttibili che non ricordo di averci messo né quando, tanto che a volte dubito di averlo fatto proprio io. Allora capita che mi lasci andare a sterili pensieri: “Perché avrebbero dovuto? E chi?”, domande del genere, domande che a mente serena mi stupisco di formulare e che in ogni caso ci si dovrebbe rassegnare a lasciare senza risposte.
La porta? Sì, c’è anche quella, piazzata sulla parete opposta a quella della finestra. Si apre e si chiude regolarmente, per entrare e uscire. È di un legno scuro, robusto, ha la serratura e una catenella di sicurezza che gestisco a mio piacimento. È una porta di cui non posso lamentarmi.
Però, nonostante tutto, se un giorno arriverà l’ordinanza: “SCEGLIERE FRA PORTA E FINESTRA”, io eliminerò la porta.
Non so cosa faranno gli altri, penso che molti si terranno la porta dicendo che altrimenti resterebbero chiusi dentro, da soli, per tutta la vita. Una considerazione ineccepibile se non fosse per il fatto che, personalmente, lì fuori io credo di esserci già stato.
Dev’essere accaduto molto tempo fa. Ho dimenticato quasi tutto. M’è restata solo una specie di sensazione, non può definirsi un ricordo, né un’immagine, né un’idea… è una cosa vaga; una nausea, una noia, ecco, forse si potrebbe chiamarla in questo modo.
Stando così le cose, devo ancora chiedermi perché tengo tanto alla finestra.
Da lì entra ed esce tutta l’aria che respiro, ma ipotizzando che questa necessità mi venisse garantita per altra via, so che lo stesso la finestra, per me, sarebbe ancora troppo importante, addirittura vitale, anche se non so farmene una chiara ragione.
Perciò continuo a guardarla e ad essere grato della sua esistenza.
La porta? Sì, c’è anche quella, piazzata sulla parete opposta a quella della finestra. Si apre e si chiude regolarmente, per entrare e uscire. È di un legno scuro, robusto, ha la serratura e una catenella di sicurezza che gestisco a mio piacimento. È una porta di cui non posso lamentarmi.
Però, nonostante tutto, se un giorno arriverà l’ordinanza: “SCEGLIERE FRA PORTA E FINESTRA”, io eliminerò la porta.
Non so cosa faranno gli altri, penso che molti si terranno la porta dicendo che altrimenti resterebbero chiusi dentro, da soli, per tutta la vita. Una considerazione ineccepibile se non fosse per il fatto che, personalmente, lì fuori io credo di esserci già stato.
Dev’essere accaduto molto tempo fa. Ho dimenticato quasi tutto. M’è restata solo una specie di sensazione, non può definirsi un ricordo, né un’immagine, né un’idea… è una cosa vaga; una nausea, una noia, ecco, forse si potrebbe chiamarla in questo modo.
Stando così le cose, devo ancora chiedermi perché tengo tanto alla finestra.
Da lì entra ed esce tutta l’aria che respiro, ma ipotizzando che questa necessità mi venisse garantita per altra via, so che lo stesso la finestra, per me, sarebbe ancora troppo importante, addirittura vitale, anche se non so farmene una chiara ragione.
Perciò continuo a guardarla e ad essere grato della sua esistenza.